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Giulietta prega senza nome. Elena Torresani

Mi chiamo Giulietta, e domani mattina morirò. Ho trascorso buona parte della mia vita inseguendo l’amore: ho cominciato a vivere davvero solo quando ho smesso di farlo. Non credete a tutto quello che vi dicono: spesso ciò che conta di più ha un nome che non conoscete ancora.

13,00 

Giulietta nasce nel 1972, grazie a una indigestione di fichi. All’interno di una famiglia matriarcale, cerca di costruire la sua identità di donna in una stagione, quella degli anni ’80, fortemente orientata all’adesione e all’appartenenza.

Dopo aver perso tempo dietro un lavoro senza senso, uomini inadeguati e notti vissute al limite, Giulietta deve ricominciare tutto da capo.

Affronta un lento percorso di introspezione e grazie anche alla famiglia, al suo cane Virgilio e alle vecchie amicizie, ritrova l’equilibrio interiore smarrito.

Quando il cerchio sembra chiuso, scopre la malattia: scippata del suo futuro sente l’esigenza di motivare la sua esistenza.

Inizierà così un viaggio tra i malati terminali, per poter scegliere l’accanimento terapeutico o il rifiuto delle cure, arrivando a prendere una decisione consapevole.

Lo farà, accompagnata dalle sue preghiere per un dio senza nome.

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